lunedì 17 febbraio 2014

Monsù Gaston

"IL RAFFAELLO DEI CUOCHI"

Monsù Gaston presiedeva  alla cucina del principe di Salina,il Gattopardo dell'omonimo libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Una figura,quella del monsù che fino all'800 non poteva mancare nelle dimore aristocratiche siciliane,ai quali la dominazione francese aveva trasmesso gli usi della corte di Luigi XIV.
Venivano chiamati monsù (versione dialettale di monsieur) i cuochi francesi e italiani che erano i capi assoluti della cucina,riveriti e appellati con il "voi" anche dai loro nobili datori di lavoro ed avevano il loro appartamento riservato detto"quarto del Monsù".
Questi signori dei fornelli conoscevano l'arte di unire le raffinate ricette francesi a quelle siciliane.
Una cucina quantomai ricca,un trionfo di sapori amplificato dalla presentazione scenografica dei piatti,a loro dobbiamo i gattò,i soufflè,le cassate e le glasse insieme a tante altre innumerevoli delizie.

IL PASTICCIO PREPARATO DA Monsù Gaston:
" L' aspetto di quei babelici pasticci era ben degno di evocare fremiti di ammirazione.L'oro brunito dell'involucro,la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva da prima un vapore  carico di aromi,si scorgevano poi i fegatini di pollo,gli ovetti duri,le sfilettature di prosciutto,di pollo e tartufi impigliate nella massa untuosa,caldissima dei maccheroncini corti cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio."


                                                                       

Il " Monsù" del comprensorio Tosco-Ligure-Emiliano "Paolo Rigamonti".